Chi sono

In ogni romanzo di formazione c’è una “linea d’ombra”, quel confine sottile e incerto passato il quale, il protagonista si sente cresciuto, finalmente diventato grande.

Anche nella mia storia c’è un momento di crescita e può essere identificato nel 2013, quando decido di affittare un vigneto di proprietà di Filippo Garin e cominciare a vinificare, senza condizionamenti esterni, sotto il nome de La Plantze.

Mi chiamo Henri Aselmet e il vino, per me, è un’eredità di famiglia. Negli anni ’80 mio nonno Renato fu presidente dell’Associazione Viticoltori di Villeneuve: fu lui a iniziare una lenta rivoluzione che, anni più tardi, grazie agli insegnamenti del canonico Joseph Vaudan, contribuì a cambiare il volto e la qualità dei vini valdostani. Mio padre Giorgio Anselmet, titolare di Maison Anselmet, fa parte di quella “seconda ondata” di vigneron valligiani che, sul finire degli anni ’90, hanno creduto nel valore delle varietà autoctone, facendone conoscere il potenziale espressivo in tutto il mondo.

E io?

Io sono un esploratore del vino, uno sperimentatore di vitigni, un libero cantiniere.


Ho studiato all’Institut Agricole Régional di Aosta e ho sempre avuto una passione per lo sci di fondo, che ho praticato in modo agonistico fino all’età di 23 anni, quando ho scelto di tornare a casa e lavorare i vigneti di famiglia.
Non è stato facile ricominciare daccapo, ma ho scelto per farlo in pienezza, ho scelto di abbracciare con convinzione la mia nuova professione.

Se il vino mi chiamava a sé, ho risposto con tutto l’entusiasmo di cui ero capace.
Mi sono innamorato del lavoro in vigna, dei delicati rapporti tra viticoltura e montagna, delle infinite possibilità offerte dalle tecniche di vinificazione e, soprattutto, di tutti quei dettagli che, attraverso scelte più o meno consapevoli, regalano al vino una personalità unica e inimitabile.
Dopo anni di apprendistato, viaggi formativi e centinaia di assaggi, ho deciso di intraprendere la mia strada enoica,eroica e un po’ folle. Ho preso in affitto una vecchia vigna confinante con le proprietà della mia famiglia, un vigneto promiscuo a Villenueve risalente al dopoguerra, e da quelle uve ho provato a vinificare il mio vino: come volevo io, senza sapere, da subito, quale sarebbe stato l’esito.

Perchè

faccio il vino?

Perché «sperimentare» è il miglior modo di crescere e «fare» è il miglior modo d’imparare.

Sentivo l’esigenza di costruire un progetto che fosse mio soltanto, nel quale infondere, e forse stravolgere, tutti gli insegnamenti ricevuti.

Per me il vino è la curiosità della ricerca, la gioia della sperimentazione, il brivido di operare scelte coraggiose i cui risultati influenzeranno visibilmente il risultato finale.

“Faccio vino” per cercare la mia personale libertà espressiva, senza dover sottostare a determinate regole, ma scegliendo di volta in volta quali rispettare e quali tradire.

“Faccio vino” soprattutto per cercare uno stile, il mio stile.
In definitiva, “faccio vino” per conoscere meglio me stesso"

Henri Anselmet



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La Plantze Di Henri Anselmet
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Fraz. Vereytaz 30
11018 Villeneuve AOSTA
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La Plantze
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